Henri F. Ellenberger

La scoperta dell’inconscio

Capitolo 11
Conclusione

Per tutto il corso di questo esame generale dell'origine e dello sviluppo della psichiatria dinamica, ci siamo tenuti quanto più possibile sul terreno dei fatti storici. Cercheremo ora di analizzare i fattori che hanno causato e diretto tale evoluzione al fine di trovare risposta al problema che è stato il punto di partenza della nostra indagine (come specificato nell'Introduzione).

Tali fattori possono raggrupparsi in varie categorie riguardanti l'ambiente socioeconomico e politico, le correnti e tendenze culturali, la personalità dei pionieri, il ruolo dei pazienti e il verificarsi di una molteplicità di eventi.

Esaminiamo in primo luogo l'evoluzione della psichiatria dinamica rispetto all'ambiente socioeconomico e politico, in particolare la storia dell'economia e la lotta di classe.

La vittoria di Mesmer su Gassner fu la vittoria dell'aristocrazia sul clero [1]. La Société de l'harmonie di Mesmer era principalmente composta da esponenti della nobiltà francese poco prima della sua caduta. Le "crisi" suscitate intorno al baquet di Mesmer erano identiche ai vapeurs, l'indisposizione alla moda tra le signore dell'alta società. Il passaggio da Mesmer a Puységur significò un passaggio dal "magnetismo per gli aristocratici" a un "magnetismo per il popolo", con i relativi cambiamenti sia nella dottrina sia nelle pratiche terapeutiche [2]. Ma con il crescente potere della nuova classe dominante, la borghesia, dal magnetismo si passa all'ipnotismo.

Mentre il rapporto tra il magnetizzatore e il suo paziente rifletteva la relazione paternalistica e simbiotica tra il nobile e il suo suddito, il rapporto tra l'ipnotizzatore e l'ipnotizzato rifletteva l'atteggiamento autoritario del padrone borghese verso i suoi dipendenti; la terapia da "contratto" dei primi magnetizzatori e la loro manipolazione dei segreti patogeni dei pazienti furono quindi sostituite dagli ordini ipnotici [3].

Parlando di Bleuler, abbiamo osservato che l'origine del suo lavoro sulla schizofrenia può essere fatta risalire alle lotte politiche tra i contadini e l'aristocrazia cittadina di Zurigo. In tale prospettiva, la genesi del concetto di Bleuler di schizofrenia sembrerebbe un sottoprodotto, per così dire, della vittoria del partito contadino sui patrizi della città [4].

Con il fallimento della rivoluzione del 1848, di cui abbiamo rilevato le implicazioni per la psichiatria dinamica, si rafforzò il dominio della classe borghese [5]. Frattanto, la rivoluzione industriale aveva portato alla costituzione di una potente alta borghesia industriale e commerciale da una parte, e di un proletariato numeroso e indigente dall'altra. Le teorie di Darwin furono distorte al fine di fornire all'alta borghesia un'ideologia di spietata e cieca concorrenza, mentre Marx offriva un'ideologia per la classe lavoratrice e i suoi alleati [6].

Il fallito tentativo rivoluzionario della Comune di Parigi del 1871 scatenò un'ondata di sentimenti antidemocratici. Dupréel aveva dimostrato che la teoria di Gustave le Bon sulla "psicologia delle folle" era espressione di tale tendenza, e tuttavia fu assunta come verità scientifica indiscutibile e utilizzata come tale da molti autori, compreso Freud [7]. Nello stesso periodo, cioè verso la fine del diciannovesimo secolo, le classi elevate non potevano più accontentarsi del metodo esistente di terapia ipnotica e suggestiva e richiedevano una nuova terapia, non autoritaria, che spiegasse al paziente che cosa accadeva nella sua mente [8]. Abbiamo visto altresì come i radicali mutamenti sociali e politici causati dalla prima guerra mondiale portarono a profondi cambiamenti nell'ambito dei nuovi sistemi di psichiatria dinamica [9].

I concetti freudiani furono distorti in modo tale da procurare un'ideologia al mondo edonistico-utilitaristico del consumo di massa, nato dalla rivoluzione tecnologica del ventesimo secolo, così come i concetti darwiniani distorti avevano offerto un'ideologia al mondo della feroce concorrenza messa in moto dalla rivoluzione industriale [10].

La struttura socioeconomica è il terreno sul quale nascono e si sviluppano le tendenze culturali. Nel capitolo 4 abbiamo passato in rassegna i movimenti culturali succedutisi nel mondo occidentale dopo il Rinascimento, cioè il Barocco, l'Illuminismo, il Romanticismo e il Positivismo. La vittoria di Mesmer su Gassner non fu soltanto la vittoria dell'aristocrazia sul clero, ma anche quella dell'Illuminismo sul Barocco in declino, ed è un'ironia che gli insegnamenti di Mesmer siano stati adottati e sviluppati dai romantici [11]. L'Illuminismo ispirò il lavoro psichiatrico di Pinel e di Esquirol, e Mesmer si considerava un rappresentante della stessa tendenza. Ma il Romanticismo si appropriò del magnetismo e lo reinterpretò, estendendone l'influenza alla medicina e alla psichiatria; abbiamo visto che molti dei concetti considerati caratteristici della psicoanalisi di Freud e della psicologia analitica di Jung permeavano l'opera degli psichiatri romantici [12]. Poi, intorno al 1850, il Romanticismo fu frenato dal Positivismo, la tendenza culturale che promosse la psichiatria organicistica e che prevalse per tutta la seconda metà del diciannovesimo secolo [13].

Verso la fine del diciannovesimo secolo e l'inizio del ventesimo una rinascita del Romanticismo esercitò un indubbio influsso sulle nuove scuole dinamiche ai primi passi [14]. Non sorprende che molte delle idee di Freud e Jung siano simili agli insegnamenti dei vecchi psichiatri romantici. Janet invece è senz'altro un tardo rappresentante dell'Illuminismo, come lo è Adler, sia pure in misura minore. In questa luce, le rivalità tra Janet, Freud, Adler, Jung e i loro discepoli possono considerarsi come ondate tardive delle lotte tra Illuminismo e Romanticismo alla fine del diciottesimo secolo e all'inizio del diciannovesimo.

Come l'artista e lo scrittore, lo psichiatra dinamico attinge dai propri talenti e sensibilità specifici il proprio modo di percepire il mondo. Ogni psichiatra dinamico ha un suo proprio senso della realtà psichica, e le sue teorie sono altresì influenzate dagli avvenimenti della sua vita. Janet era un uomo attivo e non emotivo, e da qui deriva il suo interesse a trovare una psicologia del comportamento [15]. Il suo atteggiamento distaccato, bonariamente ironico e benevolo si riflette nella sua psicoterapia razionale; la laboriosità e parsimonia abituali dei suoi antenati si riflettono nella sua teoria del "bilancio delle forze psicologiche". Poiché non ricordava i propri sogni, Janet non avrebbe mai potuto scrivere una "interpretazione dei sogni" come Freud che era invece un buon sognatore. La sua crisi religiosa dell'adolescenza, rimasta irrisolta, lo indusse a volgersi ripetutamente alla psicologia della religione.

Freud, come abbiamo visto, aveva in comune con i grandi scrittori un profondo interesse per gli aspetti segreti della vita e della personalità della gente, e una eccezionale padronanza della lingua [16]. La nozione di complesso edipico e della sua posizione centrale nel destino umano era ovviamente derivata dalla storia della sua vita, e questa è anche la ragione per cui né Adler né Jung potevano accettarla, avendo essi vissuto situazioni familiari del tutto diverse nella prima infanzia. In quanto ad Adler, la sua dote principale era quella rapida capacità di osservazione precisa che caratterizza il grande clinico, e che i tedeschi chiamano l'occhio clinico (der klinische Blick) [17]. Trasposta nel campo della psicologia, tale capacità gli permetteva di dare a prima vista una precisa valutazione dello stile di vita di un individuo normale o malato, e conseguentemente egli potè diventare il fondatore di un sistema di psicologia pragmatica. Gli avvenimenti dell'infanzia indussero Adler ad attribuire un'importanza fondamentale alla collocazione dell'individuo nell'ordine di successione di fratelli e sorelle, anche più che ai primi rapporti con le figure parentali.

Nel caso di Jung, il tratto sorprendente è il contrasto tra le capacità pratiche di un uomo ben adattato alla realtà materiale e una rara dote d'intuizione psicologica (se non parapsicologica) [18]. Tale contrasto si riflette nel sistema tipologico di Jung e nella sua psicoterapia che comprende il riportare il paziente alla consapevolezza e il metodo sintetico-ermeneutico per far progredire il processo d'individuazione. Come nel caso di Janet, la crisi religiosa irrisolta vissuta da Jung nella sua adolescenza esercitò un'influenza permanente sullo sviluppo del suo sistema psicologico.

Inoltre, uno studioso della mente può essere messo a confronto con la propria nevrosi personale o con elementi nevrotici della sua personalità. Occorre tuttavia fare distinzione tra gli psichiatri che semplicemente assunsero la propria nevrosi a oggetto di studio e quelli la cui opera è stata per tutta la vita il risultato di una malattia creativa.

Non sarebbe difficile trovare molti esempi del primo gruppo. Robert Burton descrisse la propria condizione nella sua triste ma efficace descrizione della "melanconia dello scienziato" [19]. George Cheyne scrisse una classica descrizione dell'ipocondria in base a varie storie cliniche, delle quali la più lunga e la più interessante è la sua [20]. Bénédict-Augustin Morel arricchì la sua descrizione del delire émotif (più tardi chiamato fobia) con la vivace storia del proprio caso [21]. In quanto a Janet, vi sono buone ragioni per ritenere che talune caratteristiche della sua descrizione della psicoastenia siano state ricavate dalla sua esperienza personale. Secondo Phyllis Bottome, Adler era stato affetto in tenera età da rachitismo, e ciò spiegherebbe le sue teorie dell'inferiorità organica, del complesso d'inferiorità e della compensazione. Pavlov stesso scrisse un breve ma significativo resoconto della nevrosi cardiaca di cui soffrì dopo un'operazione subita nel 1927, e sembra che il suo interesse per la psichiatria sia stato molto stimolato da questo fatto [22].

La nevrosi comune, che offre allo psichiatra un argomento di riflessione e forse lo incita a compiere sforzi per la propria autoguarigione, non deve confondersi con la manifestazione della malattia creativa. È nostra ipotesi che i sistemi di Freud e di Jung abbiano tratto origine soprattutto dalla loro malattia creativa (di cui l'autoanalisi non fu che un aspetto). Le caratteristiche principali della malattia creativa sono già state descritte in capitoli precedenti [23]. Le ricordiamo brevemente.

Questa rara condizione inizia dopo un lungo periodo d'instancabile lavoro e tensione intellettuale. I sintomi principali sono depressione, spossatezza, irritabilità, insonnia, emicranie. In breve, presenta il quadro di una nevrosi grave, talvolta di una psicosi. Possono esservi oscillazioni nell'intensità dei sintomi, ma il paziente è costantemente ossessionato da un'idea prevalente o all'inseguimento di qualche difficile scopo. Egli vive in assoluto isolamento spirituale e prova il sentimento che nessuno possa aiutarlo, da qui i suoi tentativi di guarirsi da sé. Ma generalmente sentirà che tali tentativi intensificano le sue sofferenze. La malattia può durare tre o più anni. La guarigione avviene spontaneamente e rapidamente; è caratterizzata da sentimenti di euforia ed è seguita da una trasformazione della personalità. Il soggetto è convinto di aver ottenuto accesso a un nuovo mondo spirituale oppure di aver raggiunto una nuova verità spirituale che rivelerà al mondo. Esempi di questa malattia si possono ritrovare tra gli sciamani della Siberia o dell'Alaska, tra i mistici di tutte le religioni e tra certi scrittori e filosofi creativi. Un esempio ben documentato è quello di Fechner, e sembra probabile che anche Nietzsche abbia concepito le sue idee più originali nel periodo di estrema sofferenza d'una malattia creativa [24].

L'aspetto clinico di una malattia creativa varia da un individuo all'altro. Soprattutto si dovrebbe tracciare una linea di demarcazione tra due categorie: la malattia di coloro che aprono vie nuove e quella dei seguaci. Il primo sciamano che forse migliaia di anni fa scoprì un mezzo per autoindursi in trance ed esplorare il mondo degli spiriti, fu un modello per generazioni di sciamani dopo di lui. Egli fu il primo esploratore ed essi i seguaci. Molti individui furono afflitti da una nevrosi creativa che nessuno ripete dopo di loro, perché, come Fechner, non pensarono mai d'incoraggiare altri a farlo. Tuttavia non è sufficiente indicare la strada e incoraggiare altri a seguirla. Ad esempio Rudolf Steiner scrisse una relazione precisa sul suo metodo per ottenere cognizione di mondi spirituali superiori, ma pare che nessuno di coloro che lo sperimentarono ebbe mai successo [25]. Per avere dei seguaci, il pioniere dovrebbe non solo insegnare la teoria ma offrire una guida pratica perché altri possano seguire tale teoria. Così l'apprendista sciamano deve far visita a un vecchio sciamano, a periodi regolari, e mettere in pratica la sua istruzione passo per passo per tutta la sua malattia d'iniziazione. Considerazioni simili valgono per i mistici della maggior parte delle religioni. Anche in questo caso si pone universalmente l'accento sul bisogno di una guida spirituale, e più ancora: il discepolo deve trovare la guida adeguata. Mistici quali santa Teresa d'Avila e san Giovanni della Croce insistettero sull'importanza di trovare il giusto direttore di coscienza al fine di evitare esperienze dannose.

A riguardo della psichiatria dinamica, abbiamo supposto che Mesmer abbia sofferto di una nevrosi creativa dalla quale uscì con la convinzione di aver fatto una scoperta, quella del magnetismo animale, che avrebbe fatto epoca. Tuttavia, egli fu solo capace di comunicarla ai suoi allievi in teoria, ma non d'iniziarli al cammino segreto che egli stesso aveva seguito. E questo, per contrasto, rivela la piena originalità di Freud e Jung. Entrambi vissero una malattia creativa in forma originale e spontanea, ed entrambi ne fecero un modello da seguire per i loro allievi, sotto il nome di analisi didattica. Jung promosse l'analisi di addestramento, e i freudiani l’accettarono per il suo valore didattico, ma la scuola junghiana giunse in seguito a considerarla come una specie di malattia d'iniziazione paragonabile a quella dello sciamano.

Non occorre ripetere qui la storia della malattia creativa di Freud [26] e di Jung [27]. Fra i tratti caratteristici della malattia creativa vi è comunque la convinzione del soggetto, dopo la guarigione, che qualunque cosa abbia scoperto è una verità universale. È in questo modo che Mesmer finì col proclamare la verità del magnetismo animale, Fechner il principio di piacere, Nietzsche l'eterno ritorno, Freud il complesso edipico e la radice sessuale infantile della nevrosi, Jung l'Anima e il processo d'individuazione. Coloro che hanno conosciuto Freud raccontano che egli parlava del complesso edipico e della libido come verità assolute, da non mettersi in dubbio. Ma anche Jung parlava dell'inconscio collettivo, di Anima, del Sé con la quieta certezza dell'uomo che sa.

Siamo così indotti a far distinzione tra due gruppi di sistemi dinamici. Al primo gruppo appartengono quelli di Janet e di Adler. Anche se Janet fece uso della propria esperienza della psicoastenia e Adler della propria esperienza personale dell'inferiorità organica, le loro principali scoperte furono ottenute per mezzo di una ricerca clinica obiettiva. Al secondo gruppo appartengono i sistemi di Freud e di Jung. Nel loro caso i princìpi fondamentali ebbero origine dall'interno, cioè dall'esperienza d'una malattia creativa.

Tale distinzione fa sorgere, a sua volta, un difficile quesito: qual è il valore euristico di una malattia creativa? La certezza di aver scoperto una verità universale è prova sufficiente della validità di tale scoperta? La domanda s'inserisce nel più generale problema relativo alla validità delle esperienze psicologiche dinamiche. Uno dei suoi aspetti è il carattere specifico della malattia creativa: è un'esperienza strettamente personale per il pioniere, ma stabilisce un modello per i seguaci, e tale conformità di modello tenderà a trasmettersi da un iniziato a un altro all'interno della stessa scuola. L'apprendista sciamano non arriverà mai all'esperienza del nirvana di un monaco tibetano, né lo yogin viaggerà nel paese degli spiriti come lo sciamano. Lo stesso tipo di specificità è stato osservato a riguardo delle varie scuole di ipnotismo, e vale anche per le nuove scuole di psichiatria dinamica [28]. Le persone analizzate da uno psicoanalista avranno sogni "freudiani" e diventeranno coscienti del loro complesso edipico, mentre quelle analizzate da junghiani avranno sogni archetipici e si troveranno messe a confronto con la loro Anima. Pur senza volerlo torna alla mente il detto di Tarde che "il genio è la capacità di generare la propria progenie" [29].

Oltre alle loro personalità, la fonte più importante dei risultati conseguiti dagli psichiatri dinamici è il loro rapporto con i pazienti, il cui ruolo si manifesta in due diversi modi. Il primo è il rapporto fra le teorie psichiatriche e la categoria di pazienti a cui lo psichiatra ha accesso. Come si è detto altrove, Wassermann riteneva che la differenza tra la psicoanalisi di Freud e la psicologia individuale di Adler derivasse dalla differenza dei concetti comunicati loro dai pazienti; nel gruppo di ricchi a cui appartenevano i pazienti di Freud l'interesse prevalente si concentrava intorno a problemi amorosi; per i pazienti di Adler i problemi dell'esistenza materiale e la loro pulsione di successo erano molto più ansiogeni [30]. Le lunghe ricerche di Freud nel campo della neuroanatomia spiegherebbero anche perché egli ponesse l'accento su modelli concettuali ispirati dalla fisiologia del cervello. Le ampie divergenze tra Freud e Jung sul concetto di inconscio possono essere collegate al fatto che essi non ebbero a trattare con lo stesso tipo di pazienti. Freud, che lavorò con nevrotici, e che non aveva molta esperienza di psicosi, s'imbattè nell'inconscio delle pulsioni e dei ricordi rimossi; Jung, che lavorò per nove anni con schizofrenici gravi, era destinato a scoprire l'inconscio collettivo e gli archetipi.

Vi è un altro aspetto, probabilmente più importante, delle relazioni dello psichiatra dinamico con i suoi pazienti. Talvolta uno psicoterapeuta che fa di un suo paziente oggetto di studio particolare si trova impegnato in una lunga, difficile e ambigua relazione. Questo paziente è di solito una donna isterica. Ciò che lo psichiatra apprende dal paziente è talvolta molto diverso da ciò che aveva previsto, e i risultati reali possono essere meglio compresi da uno dei suoi successori che da lui stesso [31]. Poiché il ruolo del paziente nella storia della psichiatria dinamica è stato troppo trascurato, può essere opportuno ricordare brevemente qualche episodio tipico.

Mentre trattava la sua giovane paziente, Fräulein Oesterlin, Mesmer acquisì la convinzione che l'effetto terapeutico non avesse origine dai magneti ma da un fluido magnetico che emanava dalla sua persona [32]. In seguito ritenne di aver guarito Maria-Theresia Paradis della sua cecità, ed essa stessa per un certo tempo credette di poter nuovamente vedere; oggi noi scorgiamo in questa storia un esempio tipico di suggestione, traslazione, e controtraslazione, ma Mesmer fraintese il caso, sospettò un complotto contro di lui e abbandonò Vienna [33]. Puységur fu molto più fortunato; egli non solo osservò in Victor Race il primo esempio di una crisi perfetta, ma imparò da lui che il sonno magnetico poteva essere impiegato per scopi terapeutici, che la teoria del fluido di Mesmer era ingannevole, e che un magnetizzatore non doveva usare il paziente per dare dimostrazioni, come se questi fosse uno strumento inerte [34]. Evidentemente questi insegnamenti non andarono perduti. Se si legge la storia di Despine ed Estelle, ci si rende conto di quanta esperienza occorse a Despine per accorgersi dei trucchi della sua paziente e per utilizzare il rapporto riuscendo abilmente a guarirla della sua malattia [35]. In quanto a Justinus Kerner, non è vero che egli cadde ciecamente nelle trappole tesegli dalla paziente Friedericke Hauffe, come spesso si dice. Egli la considerò piuttosto con una certa sorpresa e insieme con spirito critico. Non incoraggiò i presunti talenti terapeutici di lei, fu orgoglioso di mostrarla a celebrità del mondo filosofico e teologico, e rendendo famosa la sua profetessa, Kerner ottenne fama per sé pubblicandone la storia [36]. Un esempio straordinario di coinvolgimento tra terapeuta e paziente può trovarsi nella lotta del pastore Blumhardt con la sua parrocchiana indemoniata, Gottliebin Dittus. Per due anni Blumhardt combatté una disperata battaglia contro i poteri delle tenebre; quanto più combatteva tanto più gravi diventavano i sintomi di Gottliebin. Dopo aver conseguito la vittoria finale, la personalità di Blumhardt aveva subito un grande cambiamento [37].

È una sfortuna che gli insegnamenti di Puységur e dei vecchi magnetizzatori siano stati completamente dimenticati negli ultimi decenni del diciannovesimo secolo, come dimostrano gli esempi di Charcot e Breuer. Abbiamo visto come Charcot utilizzò Bianche Wittman e altre donne isteriche per quelli che egli riteneva essere studi sperimentali [38]. Il caso della famosa paziente di Breuer Anna O. (Bertha Pappenheim) era in realtà un esempio di quelle grandi malattie magnetiche tanto studiate dai primi magnetizzatori. Essa aveva sintomi unici, dirigeva il proprio trattamento, lo spiegava al medico e ne profetizzò la data di conclusione. Poiché essa scelse per la terapia autodiretta il procedimento della catarsi (che un libro recente aveva reso di moda), Breuer credette di aver scoperto la chiave della psicogenesi e del trattamento dell'isteria. Fu una falsa costruzione teorica e un fallimento terapeutico, che tuttavia fu di stimolo a Freud ad avviare la psicoanalisi [39]. Fu Janet a riscoprire i risultati ottenuti dai magnetizzatori, in particolare l'applicazione terapeutica del rapporto. Janet imparò da Léonie che una seconda personalità, che emergeva in stato di profonda ipnosi, non era che la riattivazione di esperimenti ipnotici eseguiti su di lei in passato. Egli fu così in grado di capire l'inesattezza della teoria di Charcot dei tre stadi di ipnosi [40]. La capacità di Léonie di essere ipnotizzata a distanza indusse Janet a nutrire un'invincibile sfiducia riguardo alla parapsicologia. Questo a sua volta può spiegare l'estrema cautela di Janet quando ebbe in seguito ad occuparsi di Madeleine, la paziente che a intervalli presentava le stigmate della Passione e oscillava tra stati di angoscia e stati di estasi [41].

Le scoperte di Flournoy con Hélène Smith furono ricche e molteplici. Egli dimostrò l'importanza dei ricordi d'infanzia dimenticati, il ritorno a varie fasi dell'infanzia nelle fantasie dei pazienti e che queste erano espressione di desideri segreti. Ma pur comprendendo la natura dei sentimenti della medium verso di lui, egli non fu abbastanza prudente. La pubblicazione del libro risultò dannosa per la paziente, che finì per limitare le proprie attività fino al punto di condurre una sterile vita autistica, e Flournoy si rese conto del pericolo di condurre studi prolungati di quel genere su un singolo soggetto [42].

La medium di Jung, Helene Preiswerk, riuniva insieme certe caratteristiche della profetessa di Prevorst e di Hélène Smith. Jung trasse profitto dall'esperienza di Kerner e di Flournoy, pur comprendendo solo più tardi la parte svolta dai sentimenti della paziente verso di lui. La scoperta di Jung fu che il trucco medianico era un disperato tentativo della giovane donna per superare gli ostacoli che le impedivano di sviluppare la propria personalità; questo fu il primo germe del successivo concetto junghiano d'individuazione [43]. In realtà, è degno di nota che la paziente di Mesmer, Maria-Theresia Paradis, sebbene cieca, compì una brillante carriera come musicista; che Gottliebin Dittus entrò nella famiglia di Blumhardt e divenne sua assistente; che Blanche Wittman lavorò come assistente radiologa e morì martire della scienza; che Bertha Pappenheim divenne una pioniera nel campo dell'assistenza sociale; e che Helene Preiswerk diresse con successo una sartoria a Basilea.

In quanto a Freud, si ricorderà che il metodo della libera associazione gli fu in parte suggerito da una delle sue pazienti, Elisabeth von R., e che l"'uomo dei lupi" ebbe un'importanza storica nello sviluppo della psicoanalisi [44]. Freud imparò moltissimo da lui e gliene fu tanto grato da curarlo in seguito gratuitamente e da raccogliere denaro per molti anni per aiutarlo finanziariamente. Ma l'"uomo dei lupi" nutrì un intenso attaccamento per Freud, con deliri paranoidi, che resero necessario un ulteriore e prolungato trattamento [45]. Vediamo dunque che la storia della psichiatria dinamica è inseparabile dai contributi di un gran numero di celebri pazienti la cui importanza e funzione sono state stranamente trascurate.

Nel corso di tutto questo libro abbiamo segnalato molteplici altre fonti dei risultati ottenuti dagli psichiatri dinamici. "Nessun uomo è un'isola", neanche il pioniere che vive una malattia creativa con il sentimento dell'assoluto isolamento. Le menti creative sono indissolubilmente legate al loro ambiente sociale e anche a un contesto umano specifico più ristretto che comprende i loro maestri, colleghi, amici, allievi, critici e anche gli avversari. Ê impossibile distinguere nel pensiero di un uomo ciò che è veramente suo e ciò che gli è stato suggerito da coloro che lo circondano o da ciò che ha letto. Il potere della criptomnesia non si dovrebbe mai sottovalutare, né quello degli stimoli suscitati dagli avvenimenti contemporanei. Abbiamo accennato a questo riguardo alla rivoluzione dei Giovani Turchi nel 1908 e 1909, e al modo in cui si riflette nell'opera di Freud Totem e tabù [46]. Talvolta lo psicologo che cerca una nuova strada trova un suggerimento per una soluzione in un libro recente. Freud fu ispirato dal libro di Frazer sul totemismo [47], Jung dal libro di Frobenius Das Zeitalter des Sonnengottes (L'epoca del Dio-Sole) [48], e Adler fu ispirato dalla Filosofìa del "come se" di Vaihinger [49]. La pubblicazione delle memorie di Schreber indusse Jung a discostarsi dalla teoria di Freud della libido, mentre ispirò a Freud la teoria della paranoia [50]. Anche un romanzo può suggerire idee nuove come nel caso della Gradiva di Jensen [51] e di Imago di Spitteler [52].

Un altro aspetto, spesso trascurato, dello sviluppo della psichiatria dinamica è l'adozione di idee correnti in un altro ramo del sapere. Una volta trasferite nel campo psichiatrico e formulate in un'altra terminologia, assumono l'aspetto di nuove scoperte. La possibilità di risvegliare l'istinto sessuale nell'infanzia e l'attrazione amorosa del bambino verso la madre erano ben note agli educatori cattolici, e queste stesse nozioni erano state divulgate da Michelet, ma quando furono riproposte da Freud apparvero come novità sorprendenti [53]. La nozione che l'omosessualità fosse dovuta nella maggior parte dei casi a cause psicologiche e non alla costituzione fisica era ben nota agli educatori prima che s'imponesse agli psichiatri. Similmente, la teoria psicosessuale dell'isteria era diffusa tra i ginecologi prima di prevalere tra i neuropsichiatri. I criminologi conoscevano il significato degli atti mancati e li utilizzavano, prima che tale significato fosse riconosciuto dalla psicoanalisi [54]. Molto prima che Moreno introducesse lo psicodramma come procedimento terapeutico, erano abituali ricostruzioni di delitti che non di rado finivano col provocare la confessione da parte degli assassini.

Il progresso talvolta non è altro che l'assunzione di una vecchia idea abbandonata. Taluni concetti della nuova psichiatria dinamica, lungi dall'essere sbalorditivi per la loro novità, apparvero antiquati. Ne è esempio il concetto di "fuga nella malattia" che era stato proclamato dagli psichiatri romantici ed era ancora vivo nella mente popolare, come lo era l'idea che i movimenti stereotipi di uno psicotico potevano avere un significato psicologico. In un romanzo di Edmond de Concourt, una sfortunata donna è sottoposta a tante sofferenze che si rifugia in una grave psicosi [55]. La vediamo stare seduta in un angolo del manicomio, e fare incessantemente dei movimenti circolari con la mano. L'autore spiega che nei suoi deliri essa s'immagina mentre raccoglie fiori che cadono da un ciliegio, come faceva nei felici anni della sua infanzia. Gli psichiatri leggendo questo romanzo devono aver sorriso per una simile antiquata fantasia romantica, ma quando Bleuler e Jung incominciarono a insegnare idee simili, sembrò trattarsi di un'illuminante novità.

Qualunque sia la sua novità e originalità, un'opera creativa è quasi sempre una parte di una tendenza contemporanea; essa cristallizza un gran numero di intuizioni che si trovano disseminate qua e là. L'interpretazione dei sogni (1899) di Freud apparve in un momento in cui un'ondata di letteratura sui sogni aveva suscitato l'interesse di tutti; i Tre saggi sulla teoria sessuale furono pubblicati nel 1905 al centro di una corrente di scritti sulla patologia sessuale iniziata intorno al 1880; anche Totem e tabù apparve durante una tendenza contemporanea che indusse storici, etnologi e psicologi a considerare il totemismo come una fase decisiva in un'ipotetica ricostruzione della storia dell'umanità. È estremamente difficile stabilire fino a che punto un'opera che fa epoca inauguri realmente una rivoluzione culturale o non sia semplicemente espressione di una tendenza già esistente.

Siamo così riportati al paradosso che è stato il punto di partenza della nostra indagine, e cioè il fatto che la psichiatria dinamica ha subito una serie apparentemente incoerente di vicissitudini, con fasi di rifiuto e di rinascita, in contrasto con il coerente corso evolutivo delle scienze fisiche. A questo punto dobbiamo osservare che vi sono ulteriori differenze fondamentali tra la psichiatria dinamica e le altre scienze.

La scienza moderna è un corpus di conoscenze in cui ogni singola scienza ha la propria autonomia ed è definita dal suo oggetto e dalla sua specifica metodologia; il campo della psichiatria dinamica invece non è chiaramente delineato, tende a invadere il campo di altre scienze, se non a rivoluzionarle. Freud insisteva che "il fondatore della psicoanalisi dev'essere la persona meglio qualificata a giudicare che cosa sia e che cosa non sia la psicoanalisi" [56]. Un tale punto di vista è estraneo alla scienza moderna; nessuno potrebbe immaginarsi Pasteur, ad esempio, dichiarare di essere l'unico capace di decidere che cosa sia e che cosa non sia la batteriologia, mentre sarebbe perfettamente normale se Heidegger affermasse di essere l'unico in grado di definire che cosa è e che cosa non è la filosofia heideggeriana.

Nell'ambito di una scienza unificata il termine "scuola" indica semplicemente il temporaneo raggrupparsi di alcuni allievi intorno a un maestro: insieme elaborano una nuova tendenza, non ancora completamente incorporata nel generale corpus delle scienze. Tale fu, ad esempio, la "scuola" di Pasteur prima che le sue scoperte diventassero patrimonio comune. Tra i fondatori della moderna psichiatria dinamica notiamo che solo uno, Janet, rimase fedele alla tradizione della scienza unificata. Pur essendo stato cofondatore di una società psicologica e di una rivista di psicologia e pur avendo creato un'ampia sintesi psicologica, non gli accadde mai di fondare un "movimento" o una "scuola". Egli prevedeva che i suoi insegnamenti sarebbero stati integrati nella disciplina della psicologia, come Pasteur si aspettava che le sue scoperte fossero integrate nella medicina. Parlando di Freud, Adler e Jung, notiamo invece che con loro la parola "scuola" ha assunto il significato che aveva in relazione alle "scuole" filosofiche dell'antichità grecoromana [57]. Questo ritorno dal concetto di scienza unificata a quello di "scuole" indipendenti è una straordinaria novità che non sembra aver attirato l'attenzione che merita.

Tutti questi paradossi ne coprono uno più profondo, e cioè il contrasto tra i compiti della psichiatria dinamica e quelli della psicologia sperimentale. La scienza moderna si basa sulla sperimentazione, quantificazione e misurazione, non soltanto in fisica, ma nel regno totale dell'anima umana. In tale prospettiva, la psichiatria dinamica si presta indubbiamente a una serie di critiche. Chi è mai stato in grado di misurare la libido, la forza dell'Io, il Super-io, l'Anima, l'individuazione e simili? La reale esistenza di queste entità non è mai stata dimostrata. Ma per gli psichiatri che si occupano esclusivamente dei loro pazienti nella situazione psicoterapeutica immediata, questi termini non sono concettualizzazioni astratte; sono realtà viventi, la cui esistenza è molto più tangibile delle statistiche e dei calcoli dei ricercatori sperimentali. Jung, che impiegò anni per sviluppare il reattivo di associazione verbale, dichiarò in seguito: "Chiunque voglia conoscere l'anima umana non imparerà nulla o quasi nulla dalla psicologia sperimentale [58]." Hans Kunz spiegò perché i freudiani non accettavano le obiezioni degli epistemologi: "Perché gli psicoanalisti hanno sperimentato la verità della psicoanalisi in un modo che trascende ampiamente, per vigore e capacità di convinzione, l'abituale prova di intuizioni formulate logicamente..., essi non potrebbero abbandonare le loro convinzioni a motivo della prova incomparabilmente minore della logica formale [59]."

In effetti abbiamo a che fare con due concezioni contrapposte della realtà, e parrebbe che il regno della vita psichica si possa affrontare da due lati, entrambi legittimi: sia con la tecnica precisa della misurazione, quantificazione e sperimentazione dello specialista in ricerche, sia con il metodo immediato, non quantificabile, dello psicoterapeuta dinamico.

Lo psicoterapeuta dinamico tratta quindi con quelle che Jung chiama esistenze psichiche o realtà psichiche. Ma che cosa sono esattamente le realtà psichiche? Noi ci interessiamo qui soltanto di quelle che si scoprono nel processo della malattia creativa e nel lavoro quotidiano degli psicologi del profondo. Vi sono molte specie di realtà psichiche, ed esse spesso sono contraddittorie e incompatibili l'una con l'altra, sebbene dotate dello stesso carattere di certezza per coloro che con esse operano. Sarebbe inutile, ad esempio, tentare una riduzione della psicologia analitica di Jung nella psicoanalisi di Freud o viceversa, non meno che tentare di ridurre una delle due nello schema concettuale della psicologia sperimentale. Inoltre si possono concepire molti altri sistemi dinamici [60].

La coesistenza di due modi reciprocamente incompatibili nell'impostare lo studio della psiche umana urta lo scienziato nel suo desiderio di unità. Dobbiamo mantenere il principio dell'unità della scienza sacrificando l'autonomia dei nuovi sistemi dinamici, oppure mantenere questi sistemi (ed eventualmente quelli che sorgeranno ulteriormente sulla loro scia) e considerare l'ideale della scienza unificata come un nobile sogno? Un modo per risolvere questo dilemma potrebbe essere offerto dallo sforzo combinato di psicologi e filosofi. Nella nostra rassegna dell'esplorazione dell'inconscio, abbiamo rilevato che gli psicologi si sono principalmente interessati degli aspetti conservativi, dissolutivi e creativi dell'inconscio, mentre si è prestata scarsa attenzione, dopo Flournoy, all'inconscio mitopoietico [61]. Una nuova indagine di questo campo, ancora ampiamente inesplorato, potrebbe fare luce su molti problemi oscuri. D'altra parte, sarebbe auspicabile che i filosofi estendessero le loro riflessioni alla nozione di realtà psichica e ne definissero la struttura (come ha fatto Heidegger per la struttura dell'esistenza umana in contrasto con quella degli oggetti materiali e costruiti). Potremmo allora sperare di raggiungere una più elevata sintesi e di concepire uno schema concettuale che risponda alle rigorose richieste poste dalla psicologia sperimentale, e che riconosca le realtà psichiche di cui hanno fatto esperienza gli esploratori dell'inconscio.

Note

[1] Vedi cap. 2, pp. 63-65.

[2] Vedi cap. 4, PP- 219-25.

[3] Vedi cap. 4, P- 225.

[4] Vedi cap. 5, PP- 335 sg.

[5] Vedi cap. 4, pp. 262-66; cap. 2, pp. 97-99.

[6] Vedi cap. 4, PP- 268-82.

[7] Vedi cap. 7, pp. 607 sg.

[8] Vedi cap. 5, P- 377.

[9] Vedi cap. 10, pp. 960-62.

[10] Vedi cap. 7, pp. 630 sg.

[11] Vedi cap. 2, pp. 89-103.

[12] Vedi cap. 4, pp. 247-52.

[13] Vedi cap. 4, pp. 264-68.

[14] Vedi cap. 5, pp. 326-33.

[15] Vedi cap. 6, p. 464.

[16] Vedi cap. 7, pp. 615 sg.

[17] Vedi cap. 8, pp. 333 sg.

[18] Vedi cap. 9, pp. 843 sg.

[19] R. Burton, The Anatomy of Melancholy (Lichfield, Oxford 1621).

[20] G. Cheyne, The English Malady (Strahan, Londra 1735).

[21] B.-A. Morel, Du délire émotif, Archs gén. Méd., s. 6, vol. 7, 385-402, 530-51, 700-07 (1866).

[22] Vedi cap. 10, p. 990.

[23] Vedi cap. 7, pp. 514 sg.

[24] Vedi cap. 4, pp. 253 sg.

[25] Vedi cap. 9, pp. 792-95.

[26] Vedi cap. 7, pp. 515-18.

[27] Vedi cap. 9, pp. 775-78.

[28] Vedi cap. 3, pp. 202 sg.

[29] G. Tarde, La philosophie pénale (Storck, Lione 1890) pp. 165 sg.

[30] Vedi cap. 8, pp. 720 sg.

[31] H. F. Ellenberger, La psychiatrie et son histoire inconnue, Un. méd. Can., vol. 90, 281-89 (1961).

[32] Vedi cap. 2, p. 68.

[33] Vedi cap. 2, pp. 69 sg.

[34] Vedi cap. 2, pp. 81-83.

[35] Vedi cap. 3, pp. 150-53.

[36] Vedi cap. 2, pp. 91-95.

[37] Vedi cap. 1, pp. 19-23.

[38] Vedi cap. 2, pp. 114 sg.

[39] Vedi cap. 7, pp. 552-58.

[40] Vedi cap. 6, pp. 394-96, 41 sg.

[41] Vedi cap. 6, pp. 457 sg.

[42] Vedi cap. 5, pp. 370-72; cap. 10, p. 913.

[43] Vedi cap. 9, p. 799.

[44] Vedi cap. 7, pp. 561 sg.

[45] Vedi cap. 7, pp. 624 sg.

[46] Vedi cap. 7, pp. 606 sg.

[47] Vedi cap. 10, p. 940.

[48] Vedi cap. g, p. 847.

[49] Vedi cap. 8, pp. 696, 726.

[50] Vedi cap. 7, pp. 611 sg.

[51] Vedi cap. 10, pp. 916 sg.

[52] Vedi cap. 10, pp. 921-23.

[53] Vedi cap. 5, pp. 347 sg.

[54] Vedi cap. 7, pp. 570 sg.

[55] E. de Goncourt, La fille Elisa (Charpentier, Parigi 1873).

[56] Jones, Vita e opere di Freud, trad. it. (Il Saggiatore, Milano 1962) vol. 2.

[57] Vedi cap. 1, pp. 46-48.

[58] Vedi cap. 9, p. 803.

[59] H. Kunz, Die existentielle Bedeutung der Psychoanalyse in ihrer Konsequenz für deren Kritik, Nervenarzt, vol. 3, 657-68 (1930).

[60] Sistemi potenziali di psichiatria dinamica furono ideati, pei esempio, da Arthur Schnitzler (vedi cap. 7, p. 544), Léon Daudet (vedi cap 9, pp. 848 sg.) e André Breton (vedi cap. 10, pp. 971-74).

[61] Vedi cap. 5, pp. 373 sg.